“Dr. Ing. h.c. F. Porsche GmbH”: per gli appassionati di automobili, letteralmente, basta la parola. La Casa tedesca, il cui capitale azionario dal primo agosto 2012 è interamente detenuto dal gruppo Volkswagen, rappresenta per molti la via più accessibile e più economica all’idea di sportiva di alto rango, di fattibile realizzazione di un sogno a quattro ruote, oltre che un business industriale da oltre 100.000 auto l’anno.
ALLE ORIGINI DEL MARCHIO….
Fondata nel 1931 da Ferdinand Porsche e in seguito “ereditata” dal figlio Ferdinand Anton, detto “Ferry”, fu un’azienda inizialmente dedita alla fabbricazione del celebre “Maggiolino”, benché si dice che fin dal 1938 lo stesso Adolf Hitler sollecitasse la costruzione di una seconda vettura dalle prestazioni più elevate, la 64. Fra mille difficoltà, soltanto nel 1948 venne però alla luce la prima, vera Porsche, la 356, concepita sia in versione cabrio che coupé, presso una segheria di Gmünd in Kärnten, in Austria.
Nel 1951, anno della morte di Porsche senior il 30 gennaio, l’azienda si trasferì a Stoccarda nel quartiere di Zuffenhausen, dove ha tuttora sede: una scelta che ebbe anche un impatto sul marchio aziendale, in cui figurano sia lo scudo del Land del Baden-Württemberg sia l’emblema della città “ospite”, poiché Stuttgart significa “giardino delle giumente”. Le vetture della Marca teutonica mantennero a lungo nella sostanza la vecchia architettura della Maggiolino, che resistette fino alla versione da 90 CV della 912 datata 1969: motore a 4 cilindri contrapposti, cioè boxer, raffreddato ad aria, collocato in posizione longitudinale posteriore a sbalzo, pur se in seguito migliorato con un carburatore per ogni bancata e rimpiazzato dalla nuova unità motrice per le competizioni denominata Carrera e disegnata da Ernst Fuhrmann (un modello 4 litri aspirato del boxer Porsche è stato prodotto per la 997 4.0 GT3 RS).
La 550 Spyder del 1953 (vettura prodiga di successi sportivi, in particolare alla 24 Ore di Le Mans, ma con cui il 30 settembre di due anni più tardi sarebbe morto l’attore James Dean) pesava dai 480 ai 590 kg in virtù della carrozzeria in alluminio ed era connotata da un propulsore di 1.498 cc e 110 CV, con una potenza specifica di 73,4 cavalli/litro (il motore era centrale, cioè con il monoblocco verso l’abitacolo all’interno dell’asse
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posteriore e il cambio orientato all’esterno).
La 550 Spyder è da considerare la mamma di auto come la Boxster (1996, roadster a due posti e boxer 6 cilindri raffreddato ad acqua, in posizione centrale pura, ma subito dietro i sedili e all’interno dell’asse posteriore), della 914 (1969), della Carrera GT (2005, supercar a motore centrale e due posti secchi, costruita in circa duemila esemplari) e della “figlioccia” della Boxster, la Cayman (coupé sportiva a propulsore centrale prodotta a partire dal 2005).
La 911 del 1963, erede di fatto di una 356 confinata ormai negli USA, il cui nome fu modificato una volta appreso che la Peugeot aveva registrato per sé il marchio “901”, accompagnò la Porsche allo stesso tempo nella leggenda e nella modernità grazie all’intuizione di Ferdinand Alexander, detto “Butzi”, figlio di “Ferry”: la macchina-mito, il cui concetto resiste da oltre mezzo secolo e funge da riferimento per le macchine sportive della concorrenza, mantenne la tradizionale disposizione posteriore a sbalzo del propulsore attraverso varie serie: 930 (una derivazione stradale, datata 1975, della Carrera RSR), 964 (che inaugurò le tipologie Carrera, Turbo, Cabrio, Targa), 993, 996 (nel 1998 il raffreddamento a liquido rimpiazzò quello ad aria), 997 (nel 2006 arrivarono le turbine a geometria variabile) e 991 e con cilindrata via via accresciuta dagli iniziali 2.000 cc a 2,2, 2,4, 2,7, 3, 3,2, 3,3, 3,6 e, infine, 3,8 litri, sulla 997 di fine 2004. Nel 2002 sul mercato approdò invece la Cayenne, primo suv dellaPorsche, creato in partnership con le “cugine” Volkswagen e Audi, cui ha fatto seguito nel 2014 la Macan, Sport Utility Vehicle di dimensioni medie. L’ultima novità è stata la Panamera, berlina a 4 porte e 4 posti, che divide meccanica, unità motrici e lo stabilimento di Lipsia con la Cayenne.
L’innovativa Porsche 918 Spyder, ibrida a motore centrale che vanta le prestazioni più elevate nella storia stradale della Porsche e calca le orme della Cayenne S Hybrid e della Panamera Hybrid, è anch’essa del 2013. Sui circuiti, la Porsche ha ottenuto quasi trentamila successi parziali, in particolare nelle gare endurance, sia fra i Prototipi che nelle GT, e motorizzato con successo una March ufficiale nella CART americana e gareggiato in Formula 1 sia in autonomia (lo yankee Dan Gurney si aggiudicò il GP di Francia del 1962) che come motorista della McLaren, vincendo due campionati Costruttori (1984 e 1985) e tre allori Piloti (1984-1985-1986, con Niki Lauda e il bis di Alain Prost), e della Footwork nel 1991.